Il Trekking nel Mustang 24/10/2019 Kagbeni – Chele

Sì! È proprio quello che sognavo a casa. Il paesaggio è proprio quello! Spazi immensi, cieli blu, nuvole alte, cirri che corrono velocemente sospinti da un vento teso che muove e crea anche nuvole di polvere dal terreno. Tutto ha uno spazio diverso. Non sono abituato a vedere questi spazi che sembrano immacolati. Dalle mie parti tutto è “inquinato” dalla presenza umana. Strade, ponti, linee elettriche, asfalto e cemento. Qui no. Giri l’occhio e trovi natura. L’unica cosa che ti collega al mondo è la strada bianca che da Jomsom ti porta fino al confine con la Cina e che è, insieme ai pali di legno della luce, l’unica presenza della civiltà. Giri lo sguardo e il blu del cielo si sposa con il giallo dei monti.

È tutto arido e di una desolante bellezza. Non senti rumori. I pochi alberi sono vicini ai paesini che ogni tanto s’intravedono dall’alto dei sentieri. Anche loro hanno le foglie di un colore verde che tende al giallo. È tutto forte e deciso, come la forza della luce che, colpendo i muri di cinta, crea ombre definite e contrastate. Una luce che non conosco dalle mie parti se non dopo un forte temporale quando il sole, al tramonto, balena tra le nuvole e sembra tutto più pulito e vivido. Qui, forse per mancanza d’inquinamento e forse per l’altezza, la luce è di una vividezza impressionante. Tutto sembra “croccante” e pulito; in certe situazioni, pare di essere in mezzo al deserto anche se l’acqua scorre nei fiumi e al mattino la trovi gelata.

Le escursioni termiche ci sono. Al mattino l’aria è pungente e l’atmosfera secca; sul mezzogiorno la temperatura si fa più calda e i raggi del sole illuminano le cime innevate. Se non ti ripari il volto con gli occhiali e con una crema, sei destinato a bruciarti. Ho fatto il bucato e il vento ha asciugato più del sole.

Questa sera mi ritrovo con Gopal in cucina, dove c’è anche una televisione. È consuetudine per guide e portatori ritrovarsi, a fine giornata, in cucina dove verrà servita loro la cena dopo aver dato da mangiare a tutti i clienti nella sala da pranzo. Il fatto di essere solo, ti dà, a mio avviso, un vantaggio: quello di poter vivere più accanto ai nepalesi. In questo caso sono in cucina e li vedo lì, tutti intenti a vedere la televisione. Quando c’è la corrente funziona come da noi: la tv catalizza l’attenzione di tutti. Il punto è cercare di capire che programmi danno in visione. C’è un’unica rete, da quello che ho capito, che trasmette su sei canali. Ovviamente lo sport, le notizie e l’intrattenimento. Bollywood impazza, ma non sono le serie hollywoodiane, anche se cercano di imitarne le situazioni.

È una rappresentazione molto ingenua delle cose, specialmente nelle relazioni tra le persone. L’onore, la famiglia e la lotta tra il buono e il cattivo, tra il bene e il male ci sono sempre; ma quanta ingenuità rispetto alla nostra televisione! Il clou della trasmissione, questa sera, è la premiazione di una gara di ballo tra diverse compagini di partecipanti. Quei balli – per l’amor del cielo, senza togliere nulla a quello che piace – non terminano mai, fatti di movenze ripetitive e monotone che mi richiamano molto le danze e i suoni cinesi. Loro, guide e portatori, sono rapiti, estasiati, guardano e commentano affascinati i costumi dei ballerini, parteggiano per l’uno o l’altro. C’è veramente tanta distanza tra il loro e il mio mondo. Non perderei un minuto dietro questi programmi, invece loro si mettono a cantare sopra i motivi trasmessi. C’è passione, divertimento e trasporto.

Mi è successo di partecipare ad una rappresentazione di danzerini della casta Thuran; prima d’iniziare lo spettacolo… tutti in piedi a cantare l’inno nazionale. Noi, forse, quando gioca la Nazionale di calcio ci lasciamo prendere un po’ dall’amor patrio. Loro cantano con tale slancio che la giugulare la si vede ben grossa lungo il collo.

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