Numerose sono le feste e le manifestazione nel Mustang. Il festival estivo di Tiji (Tence) alla fine del terzo mese tibetano (verso maggio) è un rituale di tre giorni che rievoca la battaglia di Dorje Jono contro il padre demone per salvare il Mustang dall’essere sommerso dalla acque. I momenti cruciali della festa consistono nello spegnimento di un gigantesco tongdrol di Guru Rinpoche e nelle numerose e colorate danze chaam.
Il festival di Yartung
I monaci creano un’immagine del demone con grani d’orzo, burro e peli di yak, che poi viene pugnalata e bruciata, esorcizzando così gli spiriti maligni della città. Una salva di colpi di fucile conclude le celebrazioni e segna la fine dell’inverno secco e l’inizio della più umida stagione dedicata alla coltivazione. Il Mustang celebra anche il festival di Yartung alla fine di agosto con corse di cavalli, processioni religiose e fiumi di Chhang (birra).
Oggi riprendiamo il trekking da Porthse a Dingboche
Ho dormito bene anzi benissimo. Dopo la colazione partiamo da Porthse verso Dingboche sono le otto del mattino. Il sentiero è un continuo saliscendi. Dopo 3 ore mi ritrovo con il mal di testa e, controllando il Garmin, capisco che mi ritrovo a 4.000 metri. Tengo duro anche se un po sconfortato e indispettivo. Prima di pranzo arriviamo al Gompa di Pangboche dove i bonzi si radunano per la preghiera.
Visita al Gompa
C’è un profumo d’essenze tutt’intorno. Tolgo le scarpe ed entriamo. L’ambiente è scuro, senza finestre. Intravedo il classico gong. Al centro il “trono” per il monaco anziano e, ai lati, due file di posti per le orazioni dei monaci. Alle spalle della sedia per il monaco anziano, delle statue lignee rappresentanti divinità buddiste. Su un ripiano dei bastoncini d’incenso fumanti e sulla parete di destra delle piccole nicchie dove vengono riposti i testi sacri. Il posto è angusto e dal soffitto scendono dei drappi rossi e pesanti. Sulla sinistra, una piccola scatola dove i fedeli mettono la loro offerta per la manutenzione del tempio. Usciti, c’è un piccolo sagrato usato per raccogliere i fedeli.
Si riprende il cammino versp Dingboche
Usciamo dal Gompa e riprendiamo il cammino incontrando molti turisti. Nel fondovalle scorre impetuoso e tumultuoso l’Imja Khola. Il tempo è stupendo e il cielo azzurro. Siamo sempre circondati da yak che trasportano i loro pesi, lentamente. Hanno occhioni grandissimi e un pelo lungo e lanoso, le corna possenti e gli zoccoli forti come artigli, fanno presa quando incontriamo il ciottolato. Camminano lentamente ma, inesorabilmente, si avvicinano alla meta. Dietro alla mandria il o i malgari. Urlano incitamenti al “capo branco” per spronarlo a fare da guida al resto del bestiame. Molti di questi animali respirano con affanno, come noi esseri umani. La lingua penzola, marcando che lo sforzo non è solo appannaggio di noi umani. Arriviamo, alla fine a Dingboche sapendo che i giorni a venire saranno i più belli di tutto il trekking.
Questa mattina mi sveglio dopo una notte non proprio ristoratrice e pensare di arrivare fino a Machhermo fra diverse ore di cammino non è proprio il massimo. Mi guardo le gambe e noto come si siano asciutte. I muscoli sono ben definiti ma ho il sospetto che siano troppo magre. Ma se sono troppo magre le gambe, significa che io, nell’insieme, sono dimagrito. Certo che al mattino la colazione è proprio continentale. Guardando il piatto di certi compagni di viaggio, vedo cose ben diverse dalle due fette di toast con marmellata o miele che mangio io. Uova, zuppe con spaghetti di soia, burro e marmellata la fanno da padrone. Stà a vedere che, e ritorno sempre al mio mal di testa, non sia dovuto ad una alimentazione troppo povera di calorie? Sono a più di 4.000 metri ma l’affanno non lo sento, o meglio , sparisce subito dopo una salita. È normale averlo ma, nel giro di 2/3 minuti, dovrebbe sparire. Questo è quanto a me succede.
Uova e fagioli
Parlando con gli spagnoli mi dicono che il mal di montagna si manifesta con un dolore pulsante ma nella zona delle tempie e non nella nuca. Bene! decido, a questo punto, di aumentare l’apporto calorico e, siccome non me la sento di mangiare zuppe di soia o uova e fagioli al mattino, decido d’indirizzare la mia dieta verso qualcosa di più dolce e nutriente. Scopro i Mars! Vediamo d’integrare e variare un pò, mi dico, convinto d’aver trovato una giusta combinazione tra la necessità di un aumentato apporto calorico e il gusto di una barretta con cioccolato. Compro cinque barrette, così ne potrò mangiare anche durante il percorso.
Si sale in maniche corte
Oggi la salita si fa continua. Lo sforzo viene ripagato da un panorama fantastico. Sono in maniche corte a 4.000 m. Pazzesco! La vallata è piena di appezzamenti abbandonati dai malgari. La vegetazione, ormai, si è diradata del tutto. L’ambiente si è fatto brullo e asciutto ma non è brutto, se non fosse per la polvere che entra in ogni dove al passare delle immancabili mandrie. Nel sottostante fondovalle scorre il Dudh e il suo rumore ci accompagna lungo la salita. Sono arrivato a Machhermo è quasi mezzogiorno!
Occhiali da sole
Quattro lodges questo a Machhermo! Siamo sovrastati e circondati dalla montagne, tantè che nemmeno il satellitare prende il segnale come se fossimo al fondo ad un pozzo. La neve riflette la luce del sole. Devo inforcare gli occhiali adatti a tali forti luci e mettermi la crema solare sul volto e il burro cacao sulle labbra. Il caldo si fa sentire al punto tale che decidiamo di mangiare all’aperto. Un piatto di spaghetti alla soia. L’ordine è sempre il medesimo. Iniziano prima i turisti, poi le guide e da ultimo i portatori.
Uso il carica batteria solare
Uso, per la prima volta, il mio carica batterie solare. Ho deciso di provare a testare la sua capacità di ricarica attingendo dal suo pannello solare in dotazione. A Udine il sistema ha impiegato parecchio tempo per ricaricarsi. Qui, sarà l’altezza o l’inclinazione dei raggi solari ma la velocità di ricarica è ben altra cosa. Una volta ricaricato l’accumulatore dell’Extreme, connetto alla spina USB il mio Iphone che raggiunge il 100% di carica in breve tempo. Sono contento del mio Extreme, è un bell’attrezzo.
“Sto arrivando”
Me ne sto al sole, circondato della neve. Davanti a me, a mezza costa sulla collina, tre Yaks. Sono lì ormai da parecchio tempo, immobili e silenziosi; poi mi accorgo che sono privi del malgaro che li guidi. Non si muovono, impassibili nella loro attesa, fino ad un fischio. Una persona esce dal lodge dopo aver consumato il pasto, e lancia loro un fischio di: “sto arrivando”. È l’ordine di muoversi. Lentamente ma in ordine uno dopo l’altro e passo dopo passo, si muovono con sicurezza. Sanno certamente dove andare ma, senza quel fischio, non ci si potevo e doveva muovere.
Lo sterco di Yak
Verso le due iniziano a frapporsi tra me e il sole, delle nuvole. Sembra impossibile ma il sole rende tutto più “friendly”, più amichevole e dolce. Basta una nuvola e l’ambiente cambia, diventa più severo e cupo e la temperatura cambia in maniera repentina. Non ho intenzione di prendermi alcunché e rientro nella grande e unica sala del lodge. Qui la gente si ritrova per un tea, per riposare leggendo o giocando a carte. Al centro la stufa caricata ogni tanto con sterco di yak. Sembra impossibile il potere calorico di queste pesanti stufe penso siano di ghisa. Le guide parlano e ridono tra loro, i portatori, di solito giovani, vivono in nel mondo virtuale di internet e dei messaggi tra amici. Sono qui solo fisicamente ma la testa è altrove. Dalla cucina la voce stridula della proprietaria, impegnata ai fornelli. Le donne sono le attrici di ogni cosa. Lavoratrici instancabili e organizzatrici perfette. Agli uomini i compiti di forza.
Finalmente la doccia
Sono seduto su questi scomodi panconi posti a cornice della stanza e ricoperti da pesanti tappeti, a guardare questo piccola parte di mondo che si muove intorno a me. Me ne sento distaccato, preso solo a guardare. Decido di fare la doccia. La mia prima doccia a 4.470 metri, sarebbe proprio un record. C’è un problema: l’impianto a gas è fuori servizio quindi, se voglio la doccia, devo attendere che l’acqua venga scaldata sulla stufa e usare un vecchio sistema: quello del mestolo. Troppo bello! Decido di affrontare anche questa difficoltà. Faremo la doccia come la facevo a 113 metri d’altezza nella mia Udine, quando ero bambino, nella stanza di lavoro di mio nonno.
Che fatica!
Arriva l’acqua fumante, mi spoglio velocemente e me la lascio scivolare lungo il corpo. Una sensazione di caldo immediata seguita un una altrettante sensazione di freddo. M’insapono in fretta e furia. Il vapore riempie la piccola stanza. Cerco di non scivolare e ripeto l’operazione più volte. Alla fine rimane solo l’acqua da far scendere dalla testa ai piedi. È Il momento più bello di tutti. Cerco di far in maniera tale che l’acqua, partendo dalla testa, riesca a scendere passando su ogni parte del corpo. Ma se sul davanti non ci sono problemi, il farlo lungo la schiena non è cosa semplice. Ho sempre paura di non risciacquarmi bene e che il sapone mi rimanga su qualche parte del corpo. Ormai l’acqua è quasi finita e il momento più impegnativo è arrivato: asciugarsi il più in fretta possibile e mettersi qualcosa addosso. Infilo al volo la biancheria seguita, dai pantaloni, che sono sempre difficili da indossare in fretta. Si bloccano lungo le gambe, al contatto con la pelle ancora umida. Non parliamo poi dei calzini. I piedi sono ancora umidi e non c’è verso di farli scivolare. Tira e spingi e alla fine combini. Ma che fatica!
Zuppe e lenticchie
Visto che ho “due minuti” vi voglio raccontare come avvengono le fasi della colazione, pranzo, cena e pagamento del lodge. Alla sera, dopo la cena, ci si organizza per il giorno dopo. Si decide l’ora della partenza e cosa mangiare durante la colazione. BeBe prende il menù e, dopo averlo scorso velocemente, mi traduce. Come dicevo in precedenza due fette di toast e marmellata o miele con il classico tea. Ho mangiato un due volte una specie di piadina con sopra dell’uovo, tipo strapazzato. Non male, devo dire, ma una due volte, non di più. Zuppe varie di soia, o lenticchie sono nel menù, ma per me. vi rimangono! Una volta deciso, BeBe si alza e si dirige verso la cucina, entra e confabula con la cuoca, lasciando la commessa.
La guida … il miglior cameriere
L’indomani, all’ora prestabilita, la colazione viene servita. Stesso sistema per ordinare il pranzo o la cena. La guida prende il menù e, assieme, si sceglie cosa mangiare dopodiché si porta il tutto in cucina. Una volta servito il pranzo la guida, che ti è stata sempre vicino, prende bicchieri, posate, e piatti riportando il tutto in cucina. In pratica i camerieri non esistono o, meglio, la guida diventa in quel momento un perfetto cameriere a cinque stelle. Ancora più strano, e per me inusuale è il momento in cui devi pagare i servizi al lodge. Ho capito che ad ogni ospite viene assegnato un libricino.
La contabilità
Su tale quadernetto viene segnato ogni cosa ordinata o prestazione e eseguita. Prima di partire il libricino viene, e qui è il bello, consegnato dal gestore alla guida, la quale controlla e tira le somme. Controllando spunta anche quanto devo pagare per gli extra. Dopo fatte le somme, consegna il denaro al gestore del lodge. Ci si saluta e si parte. Certo che il libretto rimane in mano al gestore che ha tutto il tempo per controllare ma certamente la cosa mi ha colpito. Altrettanto ovvio è che non circolano scontrini, fatture o ricevute. Tutto è senza tasse. Bello no!