Phakding – Namche Bazar (3.440 m.)

29 Ottobre 2014 – Mercoledì

Namche Bazar - Panorama
Namche Bazar

Oggi il trekking prevede lo spostamento da Phakding a Namche Bazar

Quella passata non è stata proprio una bellissima nottata. Avrò dormito al massimo 3 ore. Freddo, caldo non sono riuscito a trovare proprio la mia posizione. Dormire su delle assi di legno non è proprio il massimo. Sono le 6:30, comincia ad albeggiare e quindi decido di alzarmi per disperazione. Con BeBe ho l’appuntamento alle 8. Controllo il borsone e lo zaino, mi sembra tutto in regola.

Phakding – Namche Bazar

Di una cosa mi rammarico, quella di aver dormito da solo. Pensavo inizialmente di condividere la camera con la guida ma, in effetti, il mio pensiero era del tutto errato. BeBe è una guida a tutti gli effetti e, lungo il nostro trekking condividerà il salone/dormitorio con le altre guide. Allo stesso modo Samir, il portatore, condivide il giaciglio con altri portatori ma non con le guide. C’è questa separazione nei ruoli, questa distanza tra le parti mi ricorda la struttura sociale delle caste proprio del mondo indiano. Scendo e faccio colazione: tea, due fette biscottate e della marmellata. La mulattiera è già un mondo in movimento. Turisti, animali, guide e portatori.

Si parte

Phakding – Namche Bazar

Ho l’impressione che il sole detti i suoi orari alle persone. Ci si alza e ci si corica usando ancora questo vecchio orologio. Si sale velocemente in mezzo ad un meraviglio bosco. Passiamo più volte dei ponti sospesi. BeBe mantiene il ritmo ed io lo seguo. Samir, il giovane portatore, si concede maggiore libertà. Si ferma quando è stanco per raggiungerci successivamente. Si sofferma spessissimo a chiacchierare con altri portatori che incontra lungo il sentiero. Insomma, il suo procedere ricorda un elastico.

Oggi supererò i 3.000 metri di altezza raggiungendo i 3.443 metri di Namche Bazar. Finora mantengo il ritmo senza problemi ma è un continuo saliscendi. Tanto salgo, tanto scendo. “Insomma, quando raggiungo i 790 metri di dislivello che mi separano da Namche?” dico. “Non preoccuparti” mi dice BeBe arriverà anche questo momento. Il clima è perfetto un tepore stupendo. Sono in maniche corte e sudo parecchio. Unico problema, quando tolgo lo zaino, è il freddo che immediatamente sento alla schiena.

Entriamo nel Sagarmatha National Park

Kumbo Valley
Phakding – Namche Bazar

Arriviamo a Jorsale dove troviamo l’entrata al Sagarmatha National Park. Sagarmatha è il nome nepalese del Monte Everest. . L’entrata al parco è, in pratica, un posto di blocco militare dove vieni censito. Dopo gli ultimi e luttuosi eventi, le autorità sono corse al riparo tenendo nota del flusso dei turisti per un controllo ed aiuto in caso di necessità. Sbrigate le formalità, entriamo nel parco ed incontriamo la prima vera salita. Si procede piano ma con andatura costante. Il terreno che calpestiamo e secco e polveroso. Incontro ogni tanto Samir, mi guarda e sorridiamo. Peccato non sappia poco l’inglese sarebbe bello poter scambiare qualche parola. BeBe non parla molto ma telefona in continuazione.

Entrata al Sagarmatha National Park
Phakding – Namche Bazar

La Kumbo Valley è coperta quasi integralmente dalla stazione telefonica posta sul Kala Patthar a 5.540 metri d’altitudine. Tutti hanno il cellulare e tutti lo usano non solo per le comunicazioni, ma anche come radio. Per tutta la strada senti musica nepalese. I portatori l’ascoltano in continuazione, non so se per darsi forza o coraggio o perché non c’è nulla di diverso da fare. Superiamo un lunghissimo ponte dal quale possiamo vederne uno, leggermente più a valle, ormai dismesso.

Entriamo in Namche Bazar

Phakding – Namche Bazar

Alla fine raggiungiamo Namche Bazar (3.440 m.) Sono stanco con un leggero dolore alla nuca. Ma non mi preoccupo mi capita spesso quando la fatica si fa sentire. Penso spesso al mal di montagna e sono sempre sul chi va là. Massimo, il simpatico commesso di Sportler, mi diceva che a lui il mal di montagna è comparso sempre oltre i 3.500 metri. Lorenzo, il mio dottore, mi ha parlato che oltre al mal di testa devo sentire ed avere affanno prima di etichettare un mal di testa come prodotto dall’altezza. Quindi nessun problema!

Che bella Namche Bazar, distesa a di ferro di cavallo su una sulle pendici di una dolce collina. È sempre illuminata dal sole, da mezza mattina fino al tardo pomeriggio. Le case sono tutte in muratura, le finestre tutte orlate d’azzurro. Namche Bazar lo si può considerare come l’ultimo avamposto della “civiltà”. Oltre, la corrente elettrica non arriva se non generata da piccole turbine nei pressi dei villaggi. C’è un piccolo aeroporto/eliporto per le emergenze ma è l’ultimo, oltre si trovano solo eliporti.

Phakding – Namche Bazar

Essendo l’ultimo avamposto, è proprio un bazar. Le strade del centro sono piene di negozietti per i turisti trekkers. Trovi le marche più rinomate a prezzi “europei” ma trovi anche tanti negozi per souvenir. Appena arrivo chiamo in Italia. Tutto ok. Marina è piena di vitalità e non è assolutamente preoccupata. Questo mi rincuora e rassicura. Il lodge è pulito ed ampio. La mia camera diciamo perfetta!. Un bagno signorile con tanto di piastrelle e doccia. Bellissimo!

Il problema è sempre la doccia

Namche Bazar di notte
Phakding – Namche Bazar

Il mio pensiero corre alla doccia del giorno prima. Questa sarà sicuramente migliore. C’è però un problema: non funziona nulla! Il piatto doccia c’è, le piastrelle ci sono ma l’acqua non scende nè nel water nè nella doccia. Se vuoi tirare l’acqua, lo sciacquone è sostituito da un bidone d’acqua dal quale ne prelevi la quantità necessaria con un secchiello mentre, per la doccia, devi ricorrere a quella comune posta all’esterno. Decido di rischiare nuovamente e faccio la doccia, dopo aver atteso il mio turno, in quella esterna. L’acqua è bollente e sensazione stupenda. Rientro in camera e, siccome la sera abbruna ogni cosa, decido di accendere la luce che … non funziona. Dopo la cena salgo in camera e cerco di dormire. Alla fine conto quattro ore e per il resto è un dormiveglia poco ristoratore.

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