Controversie con la Cina
Il Mustang è stato descritto come un’appendice a forma di pollice che si protende dal Nepal all’interno del Tibet. Tuttavia esso appare come una piccola protuberanza lungo il confine settentrionale del Nepal; ciò non è dovuto a una descrizione imprecisa da parte dei primi visitatori: il fatto è che è cambiata la carta politica della regione. Nel 1960 ci fu una controversia tra Nepal e Cina sull’appartenenza dell’Everest che portò a una serie di negoziati e al trattato sulla frontiera sino nepalese dal 1963, in base alla quale venne del tutto ridisegnata la geografia della frontiera del Nepal. Il paese guadagnò una notevole fetta di territori a est e a ovest dei vecchi confini del Mustang così che la sua propaggine all’interno del Tibet divenne sempre meno pronunciata. A complicare la situazione, gran parte delle carte geografiche vennero aggiornate solo intorno al 1985.
Paesaggi desolati
Il trekking che raggiunge il Lo attraversa un paesaggio desolato e privo di vegetazione; nel pomeriggio la regione è abitualmente spazzata da forti venti che generalmente calano di notte. Poiché l’Himalaya protegge con la sua mole la regione dalla pioggia, nel Lo piove molto meno che nel resto del Nepal. Durante il monsone il cielo è nuvoloso e si ha qualche debole precipitazione; in inverno si registrano nevicate che a volte raggiungono i 40 cm di neve.
Nello stesso Lo la campagna è simile a quella dell’altopiano del Tibet, con le sue distese di colline gialle e verdi, modellate dal vento. La zona meridionale dell’Alto Mustang è più soggetta alle piogge e i suoi rilievi consistono per lo più in grandi dirupi incavati di colore rosso, formati da conglomerati di minuscole pietre sferiche tenute insieme dal fango. Diverse ore di cammino separano i villaggi, che appaiono quasi come dei miraggi all’orizzonte; durante l’estate, dopo la semina, il loro aspetto è quello di oasi verdi in mezzo al deserto.