Namche Bazar (3.440 m.)

30 Ottobre 2014 Giovedì

Namche Bazar

Oggi il trekking prevede una sosta di ambientamento all’altezza. Stiamo a Namche Bazar

Un bazar

Phakding – Namche Bazar

Come dicevo prima, il paese è proprio un bazar o meglio una commistione tra la frenesia di un bazar e la tranquilla quotidianità. Persone che fanno della contrattazione una ragione di vita e persone giù al fiume a lavare i panni. Persone che conducono le mandrie e persone che giocano ai dadi sulla strada. Mondi diversi che tranquillamente convivono. Il panorama a Namche è bellissimo il paese è circondato da montagne innevate, il cielo è terso e di un blue intenso. Con BeBe saliamo sino alla sommità del paese e andiamo a visitare il Sagarmatha National Park Museum: Il museo degli Sherpa. Ne fa parte il monumento allo Sherpa Tenzing Norgay che insieme a Illary, scalò per primo l’Everest.

Il mondo degli Sherpa

È la celebrazione degli Sherpa, non solo come conquistatori di cime ma, anche, come etnia che ha popolato da centinaia d’anni queste valli. Il museo raccoglie ordinatamente attrezzature, vestiti e oggetti di civiltà di contadini e mandriani. Il museo etnografico è veramente ben ambientato. Nelle stanze, ricostruite come nei tempi passati, entrano i raggi del sole taglienti che definiscono geometrie perfette. Il pulviscolo atmosferico, così illuminato, crea un gioco bellissimo. Attrezzi per la mungitura, per la semina e per ogni attività umana si susseguono insieme ad aratri, vanghe, badili e telai per tappeti. Gli abiti sono impressionanti per la loro ruvidezza e pesantezza.

Sagarmatha National Park Museum
Namche Bazar

In altre stanze puoi trovare tutte le attrezzature usate dagli sherpa durante le scalate delle cime più alte del mondo: ramponi, picozze, bombole d’ossigeno che, dall’aspetto, dovevano essere pesantissime da portarsi dietro. Quanto fatica! Alle pareti le fotografie degli sherpa che hanno raggiunto la cima dell’Everest tra i quali anche la prima donna. Tutto racconta di questa vita fatta di stenti e sacrifici ma anche di eroismi. BeBe, all’uscita mi indica delle nuvole in lontananza che stanno coprendo l’Everest. L’atmosfera è frizzante ma non fredda. La mia nuca continua a dolermi specialmente quando faccio uno sforzo. Speriamo sia solo stanchezza e stress e null’altro.

In giro per il paese

Ne parlo con la guida che non sembra preoccuparsene più di tanto. Gli racconto i sintomi, gli spiego dove sento dolore ma, non sembra collegare il tutto al mal di montagna. Io spero solo che passi perché è fastidioso. Decido che il pomeriggio lo dedicherò alla fotografia, e così faccio. Gironzolo per Namche in cerca di soggetti da fotografare ma non trovo nulla di veramente elettrizzante. Mi lascio trasportare pigramente lungo le viuzze e perdo il tempo a curiosare nei negozietti di souvenir e nelle vetrine di articoli da montagna. Rientro nel lodge all’imbrunire e salgo in camera. Ho le solite cose da sistemare: borsa e zaino domani si parte e devo organizzare ogni cosa: batterie, garmin, macchina fotografica obiettivi, occhiali, salviette ecc. ecc.

Phakding – Namche Bazar

Ma dov’è il problema?

Prima di coricarmi controllo se ho acqua a sufficienza anche per il lavarmi i denti. Fino ad ora sono stato bravo, non ho mai “toccato” l’acqua corrente, ma ho usato sempre quella in bottiglia. Anche nella scelta dei cibi ho deciso sempre per qualcosa di cotto. Riso, zuppa di lenticchie e vegetali: questa sarà la mia dieta per quasi tutti i giorni a venire. Una monotonia che, alla fine risulterà, veramente pesante da accettare. Prima di coricarmi decido di prendere un tachidol, vediamo se le cose si sistemano un pò. Prima di chiudere gli occhi penso ai giorni futuri. Chissà se avrò problemi, chissà come il mio corpo reagirà. Mi sento un pò ipocondriaco e preoccupato anche se, razionalmente, non ne avrei motivo. Non ho dolori nè alla schiena nè alle gambe mi sento in forma a parte il leggero dolore alla nuca, e quindi mi ripeto: dov’è il problema?

Phakding – Namche Bazar

Mi rispondo che sono fatto così e non cambierò certamente ora. Anche con BeBe dopo il primo momento di diffidenza, le cose fanno bene. Lui fa il suo lavoro in maniera professionale. Mi accudisce in tutto. Mi aiuta nella scelta delle pietanze interagisce con i gestori delle lodges, mi porta il cibo e disbriga la tavola. Non mangia con me, lo farà dopo, insieme alle altre guide. All’inizio lo invito al mio tavolo ma, dopo, capisco che è inutile. Preferisce pranzare e cenare insieme ai suoi “colleghi” raccontando quanto succede, intorno alla immancabile stufa posta sempre al centro della sala da pranzo come un monumento capace d’unire le persone in intimità.

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