Gorak Shep – Pangboche (3.930 m.)

07 Novembre 2014 – Venerdì

Gorak Shep
Goral Shep – Pangboche

Oggi il trekking ci porta da Gorak Shep a Pangboche (3.930 m.) un interminabile discesa che ci porta dai 5.300 metri ai 4.000 metri .

Un paeseaggio brullo ci accompagna per tutta la tappa

Goral Shep – Pangboche

Lunghissima ed estenuante tappa di 27 chilometri tutti in discesa da Gorak Shep a Pangboche (3.930 m.). In pratica, un tuffo verso altezze meno impegnative. Rifacciamo lo stesso percorso fino a Dungla. Superiamo nuovamente il ponte ma, a questo punto, prendiamo il sentiero tenendo la destra. Ci dirigiamo verso Pheriche. Non ho mai visto un paesaggio come questo che ci accompagna per circa 3 ore. Scendiamo velocemente di quota il vento è forte e teso. Indosso il mio guscio per difendermi. Il paesaggio è brullo, secco, con pochissima vegetazione.

Il vento solleva la polvere

Goral Shep – Pangboche

La vallata creata dal fiume Lobuche Khola è enorme. Pheriche la si distingue, lontanissima, per il riflesso della luce del sole sui tetti in lamiera del paese. Ci sono degli Yaks sparsi in mezzo a tanta desolazione. Mi chiedo cosa possano mangiare. Un c’è un albero a cercarlo con il lumino. Le poche proprietà sono delimitate da muretti in pietra. Il vento solleva la polvere in una sorta di continuo mulinello. Prendo lo scalda collo e lo sollevo per coprirmi il naso e la bocca, proteggendomi il più possibile dalla polvere che penetra in ogni dove. Qui la vita deve essere veramente dura. La terra inospitale e la miseria si fanno sentire. BeBe e Samir sono avanti a me. Seguo un mio percorso, anche perché, in mezzo a questa landa non ti puoi sbagliare nel raggiungere l’unico gruppetto di case che vedi avanti a te. Continuo a pensare tra me e me. Ma a cosa può aspirare un ragazzino che vive in questo nulla?

Tante domande

Raggiungo BeBe voglio parlargli dei miei pensieri, vorrei cercare di capire. “Sai” mi dice “non ti accompagnerò fino a Kathmandu. Mi ha telefonato Mr Govinda devo aspettare a Lukla un gruppo di turisti e rifare, con Samir, il giro che abbiamo fatto insieme”. “Ma”, controbatto, “non hai famiglia? Siamo via da 15 giorni più o meno e ne starai lontano per altri 15 come minimo. Hai tre figli una moglie”. Mi risponde: “ma come posso? Ho tre figli da vestire ed educare sperando che stiano sempre bene e un affitto da pagare. Vengo in Italia, dove faccio la stagione. Ritorno qui e faccio la stagione nel mio paese e, solo alla fine di tutto faccio rientro a casa. In pratica a casa passo due forse tre mesi all’anno”. “Ma vivendo cosi”, continuo io, “in questo mondo lontano ed estremo cosa ne sai della tua terra, del mondo ma anche, e fondamentalmente, dei tuo affetti?

Non ho bisogno di televisione. Le amicizie sono il mio mondo

Goral Shep – Pangboche

Ti manca un giornale, la televisione, dei tuoi cari senti solo la voce tramite un telefonino, non dirmi che ti è agevole”. La risposta che mi da BeBe è per certi versi è sconvolgente. “Ma io non ho necessità di tutto questo! Non ho bisogno di televisione, radio e giornali. Ho le mie amicizie e conoscenze, questo è il mio mondo”. “Ed è vero” sottolineo io. L’ho visto durante le nostre giornate, intrattenesi con tantissima gente. Sembrava, e sembra, una grande famiglia dove tutti si conoscono e si danno una mano. La guida diventa sia cameriere che interprete. La stufa, che raduna tutti intorno, diventa dispensatrice non solo di calore ma anche di esperienze, aneddoti e traversie. Queste parole, in ultima analisi, mi aiutano a capire e a spiegarmi quella domanda sulle aspirazioni del ragazzo. La vita è così dura, avara e ristretta che quali aspirazioni possono crescere?

Non ci sono giri di parole

Manca una prospettiva, negata dall’esigenza economica, immediata ed impellente di cavarsela giorno per giorno. Il legame alla terra come unica fonte di sussistenza. Chi sale il gradino deve mettere in conto una vita da emigrato e da precario. Capisco allora la schiettezza di questa gente, il rapporto diretto, franco e sincero. Lo capisci anche se non comprendi la loro lingua. Non ci sono giri di parole e fronzoli. Ecco la natura, almeno delle persone incontrate, riservata e solitaria ma di grande solidarietà nel momento del bisogno e della necessità.

Domande senza risposta

Goral Shep – Pangboche

Gente che vive rinchiusa in un perimetro fatto di alte montagne, di lunghi inverni e che trova nella gente del proprio paese la solidarietà e l’amicizia che diventano il tutto e l’essenza e motivazione del tutto. Non serve televisione, non serve giornale. Quanto può durare ancora questa visione? Come gestire il salto generazionale, impressionante, che si sta marcando tra l’anziano contadino e il giovane con internet? Quali tensioni nelle famiglie abituate nel bene o nel male, molte volte, a un padre padrone e le richieste di una giusta emancipazione? Domande per ora alle quali non so rispondere. Vedremo!

Goral Shep – Pangboche
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